sabato 12 ottobre 2013

Danimarca-Italia: il day after

Il day after di Danimarca-Italia ha un sapore particolare, ambiguo, strano. E' un mix tra la dolcezza di una partita riacciuffata nel recupero, l'amarostico di una prestazione non brillantissima e l'infinita goduria nel presentare il conto, nove anni e rotti dopo, ai danesi del biscotto con un altro due a due. Stavolta, però, l'indigestione tocca ai figli della Sirenetta, che con questo risultato dicono presumibilmente addio ad ogni velleità di qualificazione a Brasile 2014.

Tecnicamente, il risultato di Copenaghen vuol dire una cosa sola: l'Italia deve vincere con l'Armenia martedì prossimo per non dipendere dagli altri nella volata verso l'urna di prima fascia del Mondiale venturo. Non ci aspetta un'impresa impossibile, ma sappiamo come, a volte, queste gare col pronostico già scritto possano nascondere insidie. Martedì ci saranno Rossi e, forse, Balotelli, i fattori della coppia d'attacco da sempre nei pensieri di Prandelli. A loro il compito di vincere le resistenze della nazionale caucasica e lanciare gli azzurri verso la qualifica - meritata - di testa di serie.

Tornando alla partita di ieri, si notano più di tutti due particolari: la fragilità difensiva sui cross dal fondo e il carattere combattivo della squadra, oltre il novantesimo e l'undicesimo uomo in campo. Spieghiamo meglio.

Due volte su due, Balzaretti sovrastato. Il che, data la statura non proprio da corazziere del terzino giallorosso, non dovrebbe suscitare grossi allarmi. Il problema è l'avversario, la controparte, quel Bendtner che non segnava su azione da un anno esatto e che popola ancora gli incubi di mercato di tutti i tifosi juventini. L'altezza non fa grande un calciatore, e Bendtner ne è la prova provata: Balzaretti e gli altri prodi della difesa azzurra potevano e dovevano fare di più, soprattutto in vista di un Campionato del Mondo a cui Bendtner presumibilmente sarà assente, ma che ci metterà di fronte ad attaccanti molto più forti del gigante danese coi piedi di marmo.

Il pareggio di Aquilani a una manciata di secondi dal triplice fischio è solo uno dei risvolti del lavoro di Prandelli: il mediano viola è entrato a partita in corso e ha deciso il risultato finale, ma i calciatori che il risultato l'hanno indirizzato, primi tra tutti Osvaldo e Thiago Motta, coautori del primo gol, sono gerarchicamente rincalzi. Nelle preferenze del cittì, sono seconde scelte dietro i Balotelli, i De Rossi, i Pirlo e i Montolivo. Eppure giocano, si dannano l'anima e mettono in pratica il calcio del Commissario Tecnico. Ecco il carattere combattivo di cui sopra: oltre il novantesimo in senso temporale e oltre l'undicesimo uomo in campo per coesione di gioco, di gruppo, di intenti. I viatici migliori per tutte le partite, da quelle semplici (amen) con l'Armenia fino a quelle difficili ma affascinanti che valgono le Coppe del Mondo...

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