giovedì 24 ottobre 2013

De Canio per Maran: liofilizzato di calcio all'italiana

Confrontiamo: Catania giugno 2013 con Catania ottobre 2013. Parliamo di calcio, ovviamente.

Giugno 2013: i rossoazzurri di Maran terminano il campionato all'ottavo posto, addirittura davanti all'Inter, cogliendo il record di punti in Serie A e mettendo in mostra uno dei collettivi più affiatati ed invidiati dell'intera serie A. Un inno alla continuità, alla sagacia, all'intelligenza della gestione etnea, capace di assorbire l'addio di Montella (giugno 2012) e di partorire una stagione ancora migliore, e dal punto di vista del gioco, e dal punto di vista dei risultati. 

Ottobre 2013: Pulvirenti, dopo l'eloquente score di cinque punti in otto partite, decide di esonerare Maran. Ovvero, l'allenatore di cui sopra, quello del record di punti, dell'ottavo posto eccetera eccetera. Un rimbecillimento improvviso, una tegola in testa o cos'altro? No, per fortuna per la sanità mentale e fisica del presidente. Semplicemente, la dura legge del calcio italiano, ovvero zero riconoscenza e memoria corta, cortissima. 

Lo scarsocrinito tecnico di Rovereto paga l'improvvisa involuzione della squadra, incapace di produrre un gioco accettabile e soprattutto risultati, pur essendo stata adeguatamente rinforzata in estate. Ok, smettiamola di fare i paraculi. Quali rinforzi ha avuto il Catania? Lodi è stato sostituito con Tachtsidis, uno che solo Zeman ha saputo vedere in quattro anni di calcio italiano. Papu Gomez, trascinatore etneo nelle ultime annate, è invece stato sostituito con Sebastian Leto, uomo da zero presenze l'anno scorso al Panathinaikos di Atene. Peruzzi e Monzon, i sostituti di Marchese, infine, hanno fin qui avuto la consistenza delle meteore: un passaggio e via. Un solo arrivo decente, Jaroslav Plasil. E a pagare, ovviamente, è il tecnico.

Il grande problema del calcio italiano sublimato in un caso singolo e singolare: quali colpe ha Rolando Maran nell'involuzione totale del suo Catania, se non quella di aver sostituito i migliori uomini della sua squadra con calciatori non ancora all'altezza dei predecessori? Fa niente se a condurre la campagna acquisti è la società: la colpa è e resterà sempre del tecnico, in un misto di irriconoscenza e incapacità di attendere una nuova amalgama e miglioramenti che solo il tempo potrà rendere possibili. Il tecnico è colpevole, punto e basta: nonostante il gran gioco dell'anno precedente, nonostante le buonissime referenze, nonostante tutto. E' l'Italia, baby, prendere o lasciare. E se Ferguson, al Manchester United, ha impiegato tre anni e mezzo per vincere un trofeo, noi vogliamo tutto e subito. Perchè siamo in Italia, e non sappiamo e non vogliamo aspettare. Anche se la colpa è solo nostra, come nel caso del buon Pulvirenti.

E in tutto ciò, il nuovo arrivato? Gigi De Canio, allenatore tosto, tipico gestore di squadre col solo compito di salvarsi. Il buon ex di Napoli, Reggina e molte altre, ha già sancito il nuovo corso etneo, predicando il necessario "ritorno all'umiltà" della compagine rossoazzurra. Come a dire: preparatevi ad un campionato di lotta, in cui ci accontenteremo anche dell'uno a zero conquistato a barricate. A salvezza ottenuta, si spera per i catanesi, tutti contenti. Ma con l'amaro in bocca: l'Italia è questa, baby. Ma è detto, confermato e sottoscritto da qualcuno che debba per forza andar bene così? Non è che forse stiamo sbagliando qualcosa?

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