mercoledì 27 novembre 2013

In difesa di Benitez


Il calcio, soprattutto quello italiano, soffre di una brutta malattia. Lo svilimento dell'idea. E' un morbo difficilissimo da debellare, duro, arcigno, impenetrabile anche a seguito di anni e anni di rigida applicazione mentale, sociale, psicologica.

L'ultimo focolare della patologia è scoppiato a Napoli. Della serie: Benitez non può allenare in Italia, il suo gioco è inconsistente, Higuain è un pacco, Callejon e Albiol sono due morti che camminano, e così via. Una serie infinita di congetture totalmente opposte a quelle che, solo un mese fa, viaggiavano nelle voci di Napoli e dintorni. Certo, gli ultimi risultati sono deludenti. E si sa che chi non vince, nel calcio come nella vita, fa fatica ad avere ragione.

Eppure, bisognerebbe andare oltre. Oltre già nell'analisi degli stessi risultati, da considerare nella loro qualità di numeri totali: sorprendenti, eccezionali, statisticamente i migliori del Napoli di tutti i tempi. Ancora adesso, nonostante il periodaccio in corso. Il miglior inizio di sempre in campionato, una Champions con più punti di Mazzarri due anni fa dopo cinque partite (nove oggi, otto due anni or sono), tanto per gradire. Eppure, c'è chi storce il naso, parlando di risultati deludenti. Se adduce alle ultime partite, figuriamoci. Ha ragione. Ma è vero pure che il Napoli paga solo ora l'inizio a mille, con un calo fisico e tecnico fisiologico, forse inatteso per gravità ma sicuramente preventivabile. Soprattutto in una squadra fondamentalmente nuova, ancora tutta da sgrezzare.

Da qui, la totale inutilità, ottusità e incompetenza delle e nelle critiche a Benitez.Critiche figlie d'amore per la squadra, certo, ma che non rendono giustizia ad un tecnico che ha probabilmente il solo difetto di voler predicare in estetica dove prima si predicava, peraltro efficacemente, in lingue più d'efficacia e di veemenza. Il fioretto al posto della sciabola, una vecchia parabola ancora indigesta al pubblico di Napoli. Un pubblico che rumoreggia per la scarsa qualità del gioco, per la pochezza difensiva, per una esistente e preoccupante involuzione offensiva della squadra.

Visioni soggettive, punti di vista che però sono acuite dalla malattia di cui sopra. Al diavolo ogni cosa, nel nome dei risultati. Del tutto e subito. Cambiamo tutto, finanche il tecnico perchè da un po' a questa parte non si vince. Questa l'idea del popolo azzurro, speranzoso di sorridere per grandi gioie calcistiche. Idea d'amore, ma idea sbagliata. Perchè Benitez ha avviato un lavoro, a Napoli, che sarebbe delittuoso interrompere di botto. Un lavoro di metamorfosi in senso ampio, che vuole avvicinare la squadra, e attraverso di essa il club, alle grandi d'Europa. Con un gioco internazionale ed internazionalizzato, nuovo per questi lidi. Attraverso un modo di scendere in campo che passa necessariamente dalla forza degli interpreti, dalla loro classe, dalla loro forma.

Il Napoli di oggi, quello che oggi arranca, che si è un attimo seduto dopo un inizio sfolgorante, paga non tanto un allenatore sbagliato, ma un lavoro di conversione non ancora digerito e forse non totalmente digeribile da parte dell'organico. Non per cattiva volontà, ma per inadeguatezza tecnica. Pensiamoci: il Napoli che vinceva aveva in campo il miglior Hamsik, un ottimo Higuain, uno splendente Callejon, più Mertens, Zuniga, Behrami, Inler e Reina. Il grigio Napoli di oggi paga il calo dei suoi fuoriclasse, i loro acciacchi e soprattutto l'inadeguatezza di coloro che sono stati chiamati ai galloni di titolari per sopperire alle assenze altrui. Avvaloriamo questa tesi? Nel naufragio generale di Dortmund, i peggiori sono stati gli impresentabili Armero e Pandev, vice-Hamsik e vice-Zuniga della rosa azzurra. Se a questo aggiungiamo lune traverse di Higuain e disattenzioni difensive inevitabili per chi, come il Napoli, è in piena fase di reload totale del modo di giocare e manca di una difesa di riconosciuto valore internazionale, la somma porta a spiegare il momento di difficoltà azzurro.

Colpe di Benitez? Poche. Al massimo si può ascrivere al tecnico castigliano un'eccessiva fedeltà ad un modulo non sostenibile da questi interpreti. Ma non per questo tutto è stato ed è sbagliato, ed i numeri sono lì a dimostrarlo. Se poi siete malati anche voi di svilimento dell'idea, allora lapidate finchè siete in tempo. La fiducia non fa parte del corredo genetico di questa malattia, non è colpa vostra. Noi che non abbiamo ancora contratto il vibrione, difendiamo questa rarissima merce.

Non vogliamo sia a tempo indeterminato. Impossibile, oltreché miope. Ma che almeno sia temporizzata su tempi non malati, e perciò non istantanei e istantaneamente disfattisti. Chiediamo tanto? Al nostro protetto/difeso Benitez, ai suoi risultati e al suo calcio l'ardua, unica, incontrovertibile sentenza.

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